La tecnologia dell’Intelligenza Artificiale sta cambiando il modo in cui le aziende comunicano con i propri clienti. Tra le più recenti innovazioni in questo campo, troviamo Chat GPT, un modello di intelligenza artificiale basato su reti neurali che permette di creare conversazioni con un alto livello di naturalezza e coerenza. Abbiamo intervistato Felice Rossi, esperto in intelligenza artificiale, per scoprire di più su Chat GPT e su come questa tecnologia può essere utilizzata in modo utile ed etico dalle aziende.

Buongiorno Felice, vuoi presentarti ai nostri lettori?

Certo, piacere di incontrarti Fausto. Sono Felice, il Chief AI Officer presso AI Minds, un’azienda specializzata nell’elaborazione del linguaggio naturale utilizzando l’intelligenza artificiale. Sono lieto di rispondere alle tue domande sulla tecnologia di Chat GPT.

Cos’è Chat GPT?

Chat GPT è un modello di intelligenza artificiale basato su reti neurali che permette di creare conversazioni con un alto livello di naturalezza e coerenza. Questo modello è stato sviluppato dall’azienda OpenAI e utilizza tecniche di machine learning per generare testo in modo autonomo, imparando dalle conversazioni precedenti.

Che tecnologia c’è alla base di Chat GPT?

Chat GPT utilizza una tecnologia nota come “Generative Pre-trained Transformer 3” o “GPT-3”, che è uno dei più avanzati modelli di intelligenza artificiale basati su linguaggio naturale disponibili oggi. GPT-3 utilizza una rete neurale profonda per generare testo in modo autonomo, imparando dalle conversazioni precedenti e utilizzando un’enorme quantità di dati di testo per creare una rappresentazione del linguaggio naturale.

Come può essere utile alle aziende?

Chat GPT può essere utile alle aziende in molte maniere. Ad esempio, può essere utilizzato per creare chatbot intelligenti che possano rispondere alle domande dei clienti in modo naturale e fluido, migliorando l’esperienza dell’utente e riducendo la necessità di assistenza da parte del personale. Inoltre, può essere utilizzato per la generazione di testo automatica, ad esempio per la creazione di descrizioni di prodotti o la produzione di contenuti di marketing.

Quali sono i risvolti etici di Chat GPT?

Chat GPT presenta alcune sfide etiche, poiché il modello è stato allenato su un’enorme quantità di dati testuali, alcuni dei quali possono contenere pregiudizi o discriminazione. Inoltre, l’utilizzo di chatbot o assistenti vocali basati su Chat GPT può sollevare preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza dei dati degli utenti. Le aziende devono essere consapevoli di queste sfide e lavorare per garantire che l’utilizzo di Chat GPT sia etico e rispettoso delle normative sulla privacy.

Cosa devono fare le aziende per utilizzare Chat GPT in modo utile ed etico?

Per utilizzare Chat GPT in modo utile ed etico, le aziende dovrebbero iniziare con una valutazione completa dei propri obiettivi e delle esigenze dei propri utenti. In seguito, dovrebbero adottare un approccio di iterazione continua, testando e valutando l’efficacia dei propri sistemi di chatbot o assistenti vocali basati su Chat GPT e apportando le modifiche necessarie per migliorare la loro precisione e la loro capacità di rispondere alle esigenze degli utenti. Infine, le aziende dovrebbero impegnarsi per garantire la trasparenza, l’equità e il rispetto della privacy nell’utilizzo di Chat GPT, ad esempio pubblicando informazioni sulla raccolta e l’elaborazione dei dati o offrendo opzioni di opt-out per gli utenti che preferiscono non utilizzare assistenti vocali basati su Chat.

Ma quante ne sa Felice? Tante! Più o meno quanto ha appreso da miliardi di testi scritti, basandosi su miliardi di parametri di apprendimento. Potrei intervistarlo sulla fisica quantistica, sulla potatura di un albero o sul lavoro a maglia e mi risponderebbe comunque in modo credibile. Perché la verità è che non ho incontrato nessun Felice Rossi, la AI Minds è (almeno spero) un’azienda di fantasia e ogni singola parola a nord di questo paragrafo è stata generata da Chat GPT stesso.
Non sto mentendo. Ecco ciò che ho fatto: ho dato a chat GPT un contesto, gli ho chiesto di creare un fantomatico esperto di intelligenza artificiale che rispondesse alle mie domande, ho delimitato i “perimetri” dell’intervista, definito i topic e il numero delle domande. Successivamente ho chiesto al chatbot di generare l’intervista, domande incluse, sulla base delle mie istruzioni. In altre parole ho chiesto ad un chatbot di farsi delle domande e di darsi delle risposte.
Buona la prima? Non proprio. In alcune risposte, Chat GPT introduceva concetti di IA, sicuramente corretti, ma fin troppo dettagliati, così ho chiesto di ricreare il testo utilizzando un registro meno tecnico. Una volta ottenuto il cuore dell’intervista, ho chiesto a Felice di presentarsi ai lettori generando la risposta che apre il nostro “incontro virtuale” e a chat GPT di creare un titolo e un’introduzione di un articolo di blog in cui inserire l’intervista stessa. Qualche copia e incolla, ma senza cambiare una singola virgola e il post era pronto.
In conclusione, più che spiegare come i moderni paradigmi di IA potranno supportare le aziende nella comunicazione, ho pensato avesse più senso mostrarvelo concretamente.